Archivio Compagnoni Floriani di Villamagna

Pompeo Floriani

Veduta della città di Loreto nelle Marche

Pompeo, figlio di Camillo Floriani e di Jeronima Fiorella, nacque a Macerata nel 1545, fu ingegnere e teorico militare, uomo d’arme, erede di una famiglia nobile originaria di San Severino imparentata con i duchi di Camerino e stabilitasi a Macerta agli inizi del Cinquecento. Egli ricoprì alti incarichi tanto nelle corti asburgiche tra Madrid e Vienna, quanto in quella pontificia.
Diciassettenne, assieme ad altri uomini d’arme maceratesi, fece parte del corpo di spedizione italiano inviato da Pio IV nel contingente papale destinato a prestare sostegno al re di Francia, Carlo IX, contro gli Ugonotti. È certa la sua partecipazione alla battaglia di Lepanto nell’ottobre del 1571, imbarcato nella galera pontificia retta dal conte Mario Sforza da Santa Fiora. Dalla patente che gli fu assegnata in tale occasione sappiamo che Paolo Giordano Orsini, duca di Bracciano, lo insignì per i suoi meriti, nel grado di sergente maggiore dell’esercito spagnolo. Nell’ottobre del 1573 prende parte alla missione volta alla conquista di Tunisi guidata dal principe Don Giovanni d’Austria, fratellastro di Filippo II e comandante della flotta spagnola nel Mediterraneo.


La Battaglia di Lepanto in un dipinto del XVI sec.

Stando alle fonti e da quanto egli stesso riporta nel suo Discorso della Goletta et del Forte di Tunisi pubblicato a Macerata nel 1574, egli ha modo di confrontarsi con altri valenti architetti militari e uomini d’armi dell’epoca quali Gabrio Serbelloni e Giulio Cesare Brancaccio. Prima di ritornare in Italia, il Floriani soggiorna a Malta. Da qui lo spunto per scrivere il suo Discorso intorno all’isola di Malta e di ciò che potrà succedere tentando il Turco tale impresa pubblicato a Macerata e ristampato a Siena nel 1598. Fra il 1575 e il 1580 Pompeo fu incaricato di sovrintendere ad una serie di opere in diversi centri della Marca pontificia, fra cui strade, mura, ponti e fonti nella comunità di San Ginesio ed un ponte e varie opere idrauliche fra cui un canale navigabile sul fiume Esino, in località Roscia. In particolare il 10 Giugno del 1578 il Governatore lo invita “a recarsi subito ad Osimo” affinchè “vi si tiri inanzi il filo della facciata del Palazzo” del Municipio di quella città.

 Pompeo Floriani – Palazzo Comunale – Osimo

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Nel Novembre dello stesso anno Latino Orsini gli commissiona il progetto di un convento per i frati agostiniani di Macerata che appare nella veduta della città incisa da Jean Bleau. È dello stesso periodo la rettifica della Strada di San Salvatore di Macerata, l’attuale via Garibaldi, e la costruzione della relativa porta denominata Boncompagna in onore di Papa Gregorio XIII.


Porta Boncompagna – Archivio Compagnoni Floriani – Macerata (tutti i diritti riservati. All rights reserved)

Alla fine del 1578 il Floriani si trasferisce a Montalto su disposizione del cardinale Felice Peretti, futuro papa Sisto V. In questo tempo Gregorio XIII lo nomina generale delle armi pontificie inviandolo nella piazza di Avignone dove opera al fianco del suo amico Pirro Malvezzi, anch’egli generale del papa. Vi rimane dal 1580 al 1582 restaurando alcuni siti fortificati, fra cui quello di Vasone e costruendone uno nuovo a Minerba.

Pompeo rientra a Roma nel 1585 dove viene nominato collaterale di borgo. Due anni dopo egli è incaricato da Sisto V di provvedere all’ampliamento urbanistico di Montalto. Del piano, elaborato sul posto, fu eseguito un modello in stucco inviato al pontefice, su cui si baseranno C. Nebbia e G.Guerra per la raffigurazione della pianta della città negli affreschi del vestibolo della Biblioteca Sistina, della Biblioteca Vaticana, affresco del 1588 ca.

 

Il 25 ottobre 1587 il car. Antonio Maria Gallo, protettore della Santa Casa, porta con sè il Floriani e Domenico Fontana nella città-santuario di Loreto per studiare il disegno della nuova addizione urbanistica che papa Sisto V intende realizzare. Il progetto della “Città Felice” attribuito al Floriani per generale consenso della critica, consiste in una sorta di castrum. La nuova addizione, circondata da una cortina bastionata, rendeva il santuario una sorta di cittadella della fede protetta dalle mura leonine. Alla fine di settembre 1588 viene incaricato di chiudere la vecchia porta Osimana a nord ed erigere l’attuale porta Romana in asse con la spina della “strada romana”. Nel 1589 Sisto V lo incarica della costruzione del baluardo presso porta San Leonardo a Fano, ma la fabbrica fu interrotta l’anno successivo. Allo stesso tempo fu impegnato in alcune costruzioni in Caldarola.

Pianta della Città Felice – Joris Hoefnagel depingebat – Part.

Nell’autunno del 1592 Pompeo Floriani si trova a Venezia per collaborare al rafforzamento dei confini orientali della Repubblica sempre minacciati dai turchi. In questo tempo Giovan Battista del Monte, capitano generale delle fanterie veneziane, chiede a Pompeo di entrare a far parte della commissione che deve sovrintendere alla costruzione della nuova piazzaforte di Palmanova.

Palmanova, la città fortezza

Nel 1583, Venezia, preoccupata per le possibili incursioni dei turchi ma soprattutto per il rafforzamento degli Asburgo d’Austria, alla fine di un dibattito pluridecennale sulla difesa del Friuli, mobilita le proprie risorse per realizzare un progetto grandioso: una fortezza “reale” e una città, Palmanova. Nel quadro della cultura progettuale e architettonica del cinquecento il grande cantiere di Palmanova rappresenta una tappa capitale in quanto fortezza e città di nuova fondazione, riunendo così teoria e pratica dell’architettura sia civile che militare. In sintesi si può dire che il progetto venne messo a punto in due fasi iniziali. La prima, l’elaborazione di un progetto “di massima” discusso in diverse sedute nel Senato di Venezia tra il 1592 e il 1593. Giulio Savorgnan, soprintendente generale delle artiglierie e delle fortezze, affiancato da Bonaiuto Lorini, suo allievo, presentarono le proprie opinioni sulla scelta del sito, dell’impianto e dell’assetto delle difese. La seconda fase, sicuramente quella decisiva, si svolse invece durante il sopralluogo in Friuli nell’ottobre del 1593, condotto da un eterogeneo gruppo di Capi da guerra, militari di comprovata esperienza e ingegneri. Nel corso dei primi mesi di lavoro i responsabili della costruzione dei sei bastioni posti in cantiere sono tutti personaggi di alto livello, in gran parte presenti al sopralluogo che aveva portato alle decisioni conclusive: Marc’Antonio Martinengo di Villachiara, Pompeo Floriani da Macerata, Scipione Fredi, Bonaiuto Lorini, Genese Bressan e Dionisio Boldi. Le necessità concrete della fabbrica imposero diverse correzioni al progetto approvato e in possesso del Senato e la sua esecuzione si protrasse fino al 1609 quando le mura si poterono considerare ormai in via di completamento. Nello stesso tempo gli si affida anche il compito di proporre un piano per risarcire le mura di Udine.

Fra il 1594 e il 1595 è incaricato di “reveder le muraglie del forte [di Ascoli] et altre cose necessarie a detta fortificazione”.


Ascoli Piceno – Fortezza Pia

L’anno seguente Giovan Francesco Aldobrandini, generale della Chiesa e nipote di Clemente VIII, lo invita a formare una compagnia da inviare in Ungheria. In luglio è a Vienna ed in quanto ingegnere del generale presenta all’imperatore Rodolfo II, un proprio discorso corredato di disegni sulla natura e la consistenza del nemico.

Agli inizi del 1597 tornato in patria è di nuovo richiamato in Ungheria dall’Aldobrandini, dove risarcisce le difese di Vaccia (in latino Vacium è un’antica città della provincia di Pest, che sorge sulla riva sinistra del Danubio a 32 Km a nord di Budapest e all’inizio dell’ansa del Danubio). Allo stesso tempo a Vaccia il maceratese si adopera trascrivendo ed illustrando il trattato intitolato L’Ingegnero per conto di Achille Tarducci, privato dell’uso delle mani per una paralisi. L’anno successivo il Floriani, nominato colonnello della provincia di Romagna, è a Ferrara con altri tecnici pontifici tra cui Giovan Battista Aleotti, per effettuare “il computo della livellatione…. del Po di Ferrara, et Argenta principiando da Figheruolo, e Stellata…… sino al mare a Porto Primario”. Dopo una breve sosta a Ferrara, che preluderà la costruzione del canale Pallotta a Comacchio, opera del figlio Pietro Paolo, anch’esso noto ingegnere, il colonnello termina i suoi giorni a Forlì tra il 20 e il 29 febbraio 1600.

Il colonnello Pompeo viene sepolto nella chiesa di Santa Croce a Macerata, demolita dai francesi nel 1799.

I dati che possediamo della sua formazione militare sono basati sulle informazioni fornite dall’epigrafe della sua iscrizione sepolcrale commissionata dai suoi figli Pietro Paolo e Felice. Una bozza dell’epigrafe, non menzionata nelle fonti note, è documentata nell’archivio familiare.

Profilo biografico Floriani a cura di Giuseppe Adami

Di più in: Treccani – Dizionario Biografico