Archivio Compagnoni Floriani di Villamagna

Camillo Compagnoni

Camillo Compagnoni Floriani – 1590 (circa) +1656

Giuliano di Gio. Battista Compagnoni, coniugatosi con Angelina Floriani di Pompeo nel 1587, ebbe sette figli: CAMILLO; Mario, Pompeo, Francesca che sposò Andrea Fina di Giacomo, Teodora coniugatasi con Pier Antonio Amici di Gio. Battista e due maschi, morti appena nati.  Il primogenito CAMILLO venne al mondo verso il 1590 e fin da giovanetto, udendo parlare sovente in famiglia delle gloriose gesta dei Floriani, suoi parenti, manifestò ardente passione per la vita militare che intraprese non appena fu atto alle armi, sotto la guida del capitano Felice Floriani, il quale era al servizio di Cosimo III granduca di Toscana. Nel 1613 ricevette il battesimo del fuoco combattendo in mare contro i pirati che infestavano le coste toscane; tre anni dopo prese parte alla campagna di Gradisca, militando sotto la bandiera della Repubblica di Venezia ed in quella occasione fece amicizia con il concittadino Narciso Aurispa che si trovava al campo veneto quale ingegnere militare. Fu a Candia nel 1617 come portabandiera della Repubblica Veneta e seguì l’Aurispa che era stato nominato comandante di due compagnie di fanti e della cavalleria isolana, nonché governatore di Canea e di Retimo. Ritornato in patria, il Compagnoni prestò sevizio nella flotta olandese che, nel 1625, era intervenuta per opporsi alle navi spagnole, le quali minacciavano i possedimenti austriaci sulle coste adriatiche. Seguendo l’esempio di numeroso condottieri italiani, anche il Compagnoni prese parte alla guerra dei Trent’anni, alle dipendenze del generale Ottavio Piccolomini e del duca di Wallestein: con il primo stette tre anni (1625-1628) e combatté valorosamente col grado di capitano all’assedio di Verrua in Piemonte (agosto – novembre 1625) e sotto le mura di Stralsulda in Germania (maggio-luglio 1628); col secondo comandò il Reggimento della Moravia nell’occupazione della Pomerania, raggiungendo il grado di Sergente Maggiore ( comandante di battaglione ). Nel settembre 1629, in seguito alla sospensione delle ostilità, le milizie italiane fecero ritorno in patria; in tale occasione il Compagnoni venne munito del seguente salvacondotto: “ Noi Alberto Wallenstein etc. … Sia noto etc… l’illustre Capitano Camillo Compagnone da Macerata havendo governato il Reggimento di Moravia, tanto a piedi, come a cavallo etc…, ordiniamo che al detto Sig. Camillo Compagnone Capitano, assieme colla sua gente, con cavalli e carri, non gli sia dato impedimento etc. Dato in Alberstatotto (?), settembre 1629. Nel congedarsi dal comandante delle truppe italiane gen. Piccolomini, questi aveva rilasciato al Compagnoni un attestato di gratitudine e di lode, del seguente tenore: “Io Fra Ottavio Piccolomini (Gran maestro del S.M.O. di Malta per la lingua italiana) etc… Il Capitano Camillo Compagnone etc… qualmente ha servito per spatio di tre anni, ciovè un anno in Italia e due in Germania nella mia compagnia per Capitano riformato; in Italia nell’assedio di Virrua, et in Germania sotto Stramusunto, come nelle altre occasioni, nelle quali si è sempre mostrato valoroso et honorato soldato in tutte le sue attioni e per fede etc… Dato in Sturgard in Pomerania li 5 marzo 1629.” Ritornato in patria, il Compagnoni fu nominato dal Papa (1632) tribuno per la sistemazione delle foci del Po e per l’arginatura del Tevere meritandosi attestati di sovrana gratitudine. Per il fatto di essersi trovato durante la sua permanenza alle armi a fianco di militari di varie nazionalità, apprese facilmente quasi tutte le le lingue europee e pertanto, essendo stato chiamato nel 1635 a Malta dal principe Barberini con l’incarico di Procuratore della nazione inglese , si ascrisse al S.M.O. di Malta quale procuratore della “lingua britannica”, con l’appoggio dello zio Pietro Paolo Floriani cavaliere di Malta ed ingegnere militare. Intorno al 1642 il Compagnoni ricevette incarico dal Papa Urbano VIII di recarsi nella provincia di Ferrara, ove si distinse con opere e consigli in affari militari. Rientrato definitivamente a Macerata nel 1644, cercò piacevole riposo dalle fatiche della guerra dedicandosi alla caccia, per cui fu eletto più volte “Signore” della ”Societas Venatorum “. Valendosi della conoscenza di ingegneria appresa durante la vita militare allestì anche spettacoli teatrali; nel 1649 fece rappresentare nella “sala della commedia” del palazzo comunale di Macerata la “Recine riedificata” di Alessandro Ciccolini (1), creando per questa commedia macchine e scenari riproducenti aspetti dell’antica colonia romana Helvia Ricina , da cui trasse origine la nostra città. Per tale motivo ilCompagnoni fu ricordato dall’accademico catenate P. Giulio Scampoli barnabita come “ Helviae saltem Ricinae, seu Maceratae, romanae coloniae, scenica structura Instaurator mirificus, Reparator festivus “.(2) L’illustre e valoroso nostro concittadino, Capit. Camillo Compagnoni, si spense il 16 maggio 1656, come risulta dal Libro C. dei morti della Parrocchia della Cattedrale di Macerata, attualmente mancante in archivio di detta Parrocchia.

  • “Recina / riedificata / di / Alessandro Ciccolino / nell’Accademia de’ Catenati detto il Purgato / dedicata / all’Eccellent.e Reverend. Sig. Principe Card. Montalto / fatta rappresentare in Macerata / dal Sig. Sergente Maggiore Camillo Compagnoni / Signore della Caccia /. In Macerata / appresso Agostino Grisei / MDCXXXXIX”.
  • “Elogium eruditissimi viri D. Julii Scampoli / P.P.Bernabitarum Sodalium in primis / CAMILLO COMPAGNONI / ex vetustis Pici Regiae Primoribus “, ms. ined. Arch. Priv. Compagnoni.

Maggio 1967                                                                                 Amedeo Ricci

Da Archivio Compagnoni Floriani – Fondo Compagnoni